L'ERA VISCONTEA - Comune di Saronno

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L'ERA VISCONTEA


 

Nelle lotte che scaturivano tra le famiglie nobili milanesi dei Torriani e dei Visconti, Saronno parteggiò per questi ultimi e nel 1284 truppe viscontee si mossero per una spedizione contro Como. La guerra, durata due anni, si concluse con l’accordo di pace del 2 aprile 1286 tra Lomazzo e Rodello (Rovello), alla presenza di due frati del convento di San Francesco di Saronno.L’era viscontea in Milano si consolidò sempre più nel Secolo XIV ed estese la propria influenza in quasi tutta la Lombardia col volgere del secolo successivo.

In tale contesto di eventi anche Saronno venne direttamente coinvolta nelle vicende dei Visconti i quali, acquisendo progressivamente numerose proprietà sul territorio saronnese, scrissero un capitolo importante della storia del borgo che, nell’anno 1361, fu circondato da mura come una grande città nelle quali si aprivano quattro porte: porta di Carambari, porta di Cantono Cidrascho, porta di S. Ambrogio e porta di Vico.

Nello stesso anno Saronno ebbe il privilegio di tenere il mercato tre volte la settimana. Matteo II Visconti, vicario imperiale, signore di Milano, innamoratosi del borgo di Saronno, eresse nell’anno 1355 un castello con una rocca, stabilendovi la sua Corte. Castello abbattuto nell’anno 1362, nelle cui rovine è oggi rimasta, su un pezzo di muro, la biscia divorante il fanciullo (simbolo dei Visconti), luogo meglio conosciuto con l’appellativo "il Castellaccio". Matteo II, fuori un miglio dal borgo, vi realizzò pure un palazzo merlato per il suo soggiorno (alla periferia di Rovello Porro) denominato casa Imperiale.

L'era viscontea

Nel 1845, nell’eseguire alcuni scavi in quel luogo, fu scoperto un profondo pozzo fatto di pietre sassose, con lo stemma dei Visconti scolpito nella pietra, colmo di vasellami da tavola, terraglie color argento e i resti di uno scheletro mancante della testa, vicino al quale vi stava un’arma da taglio con pugnale di bronzo accuratamente lavorato. Vicino al pozzo furono rinvenuti alcuni vasi di terracotta, con coperchio, artisticamente lavorati.

In questo palazzo vi morì Matteo II Visconti, non senza il sospetto di essere stato avvelenato dai fratelli Bernabò e Galeazzo, i quali regnarono insieme dopo la morte dell’Arcivescovo Giovanni, avvenuta nel 1354.

Le cronache di allora ricordano che "fu trasportato il cadavere nella chiesa di S. Eustorgio di Milano, coll’intervento di tutto il clero secolare e regolare e delle confraternite, e fu così strepitosa questa funzione che già i primi vessilli erano entrati in Milano, quando ancora a Saronno non era alzato ancora il cadavere. Galeazzo II Visconti poi, nell’anno 1362, fece smantellare dalle fondamenta il castello, le mura e la Rocca di Saronno. Temeva che gli avventurieri inglesi ch’erano nello stato di Milano vi si stabilissero".

 


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